Il 10 febbraio si sono chiusi i termini per le iscrizioni degli studenti alle scuole superiori e avremo modo di vedere se il flop già emerso in occasione delle poche attivazioni di corsi del Liceo Made in Italy ad opera di collegi docenti di tutta Italia sarà riconfermata anche dalle scelte consapevoli e responsabili delle famiglie.
Le prime informazioni infatti sembrano andare proprio in quella direzione, con scuole che ad oggi hanno raccolto anche solo 3-4 iscritti e con un dato nazionale (fonte MIM) che parla di soli 375 iscritti in totale. Insomma, una media di 4 alunni per ognuna delle 92 classi che a gennaio hanno ottenuto il via libera. Un numero capace di riempire solo 15 classi (da 25 studenti): solo 15 classi unendo tutte le iscrizioni effettuate a livello nazionale.
Nei prossimi giorni vedremo dunque, regione per regione, scuola per scuola, le dimensioni di questo ulteriore flop.
A proposito di flop però cerchiamo di precisare fin da subito che non si tratta di un flop da intendersi come un semplice intoppo, un imprevisto inspiegabile e casuale. Il flop è infatti il frutto di un vero e proprio rifiuto ad opera di centinaia di collegi docenti e comunità scolastiche (dirigenti compresi) d’Italia che non hanno ritenuto il caso di imbarcarsi in una sperimentazione nata male (con le polemiche sulla iniziale prevista soppressione dell’indirizzo economico-sociale) e proseguita peggio tra contraddizioni, retromarce e lacune su quadri orari, materie curricolari e sbocchi lavorativi e universitari.
Quindi non di flop si parli ma di un rifiuto deliberato e consapevole di una certa idea di scuola (la solita scuola-azienda) e di un certo frettoloso, carente e confuso modo di procedere e – peggio ancora – di fare orientamento. Le scelte al buio o a scatola vuota non si addicono alla scuola, tantomeno ad una scuola che pretenda di essere seria.
Giovanni Ceriani (Gilda Verona)